Cucina Vintage
Al bando (o quasi) gli ambienti ipertecnologici e raggelanti: se la cucina ritorna sempre più ad essere ambiente d’incontro, di rilassata convivialità, bella da esibire e da vivere, il calore ed il sapore delle cose di quaranta o più anni or sono viene prediletto perché tra i fornelli regni l’aria rassicurante delle casa come regno plasmato sulla personale inclinazione, sui ricordi; insomma una lettura affettiva di arredi ed utensili che però non esclude la funzionalità.
Il bivio per chi si accinge a creare una cucina vintage è rappresentato dall’incertezza fra un arredo d’epoca, per il quale i negozi dell’usato sono incredibili miniere- o mobili attuali, anche basic, contornati da accessori e dettagli capaci di parlare al cuore, alla mente, alla memoria collettiva.
La prima strada sarà costellata di credenze, con parti vetrate e non, pomelli di vetro smerigliato, formica coloratissima, esili gambe metalliche, angoli spesso smussati.
La seconda via appartiene, invece, alle allegre pubblicità con le pin-up, alle latte d’olio d’oliva tramutate in portaoggetti, agli strofinacci a quadri, ai tostapane colorati e ai bollitori che divengono citazioni. Se tutto ciò che è decorazione vintage è anche adeguato complemento di un arredo filologico, da eludere sono sicuramente le suppellettili troppo moderne.
La freschezza dei rosa, dei fucsia, o di certi caratteristici rossi degli anni ’50 e ’60 riempirà le cucine più metropolitane e americaneggianti, con recipienti in latta smaltata e mestoli appesi ai ganci metallici, senza dimenticare come un tempo si chiamassero americane le cucine componibili…chi guarda più indietro, non si sfarà sfuggire un lavandino di marmo o graniglia sotto il quale si stenderà una tendina a righe o quadri, una delle ormai rare ghiacciaie, una piccola raccolta di macinini o sveglie da esporre su una mensola, e infine una moschiera, il mobiletto a volte pensile, con rete al posto delle ante, dove un tempo torte e dintorni venivano preservate dall’attacco degli insetti.